Gli e-wallets #
Negli ultimi anni, la concorrenza tra i portafogli digitali è diventata sempre più accesa.
La qualità dei servizi è migliorata e allo stesso tempo sono aumentate le soluzioni diversificate offerte al cliente. Ormai in prima linea non c’è un solo migliore portafoglio digitale, ma tanti e-wallets, ognuno con delle proprie caratteristiche che saranno più o meno congeniali in base alle esigenze dell’utilizzatore. Tra i più usati ci sono:
Paypal #
I servizi di PayPal consentono di effettuare transazioni finanziarie online attraverso il trasferimento elettronico di fondi sia tra privati sia tra aziende. Tramite PayPal, gli utenti possono inviare o ricevere pagamenti per aste online su siti Web come eBay (di cui PayPal costituiva un branch), acquistare o vendere beni e servizi, o ricevere donazioni in denaro. Non è necessario avere un account PayPal per utilizzare i servizi della società.
Dal 2009 al 2016, PayPal ha gestito conti per studenti, consentendo ai genitori di trasferirvi denaro e mettendo a disposizione degli studenti una carta di debito. PayPal ha interrotto gli account per studenti nel mese di agosto 2016.
Negli USA, PayPal ha lanciato nel 2007 “PayPal credit”, un servizio di credito OnLine in collaborazione con Comenity Capital Bank. PayPal credit offre agli acquirenti l’accesso a una linea di credito online istantanea presso migliaia di venditori che accettano PayPal, previa approvazione del credito. PayPal credit consente agli utenti di acquistare online nello stesso modo in cui lo farebbero con una carta di credito tradizionale. In questo modo, i consumatori possono utilizzare il Credito PayPal per finanziare transazioni praticamente ovunque questo sia accettato.
PayPal ha anche introdotto il servizio “One Touch”, che consente agli utenti di pagare con un’opzione one-touch su siti Web o sulla App dei commercianti aderenti. Nel 2012, la società ha lanciato “PayPal Here”, un sistema di pagamento mobile per piccole imprese che consiste in una combinazione tra una app mobile gratuita e un piccolo lettore di schede che si collega ad uno smartphone, mettendo così a disposizione un pratico registratore di cassa.
Android Pay #
Android Pay è il successore nonché evoluzione di Google Wallet. È una piattaforma di portafoglio digitale sviluppata da Google per potenziare gli acquisti inapp e tap-to-pay su dispositivi mobili, consentendo agli utenti di effettuare pagamenti con telefoni, tablet o orologi Android. Tra il 2010 ed il 2015 è stata introdotta la tecnologia Softcard, una joint venture tra AT&T, T-Mobile e Verizon, che ha sviluppato una piattaforma di pagamento mobile con utilizzo della tecnologia di comunicazione NFC (near-field-communication), per consentire agli utenti di effettuare transazioni in negozi e ristoranti, con credenziali di carte di credito e di debito archiviate sul proprio
smartphone.
Android Pay utilizza la comunicazione NFC per trasmettere informazioni sulle carte, che facilitano il trasferimento di fondi al rivenditore, consentendo all’utente di caricarli nel portafoglio Pagamenti Android. È simile ai pagamenti contactless, con l’aggiunta dell’autenticazione a due fattori. In questo modo, Android Pay può sfruttare le autenticazioni fisiche come l’ID dell’impronta digitale, laddove disponibile. Sui dispositivi senza ID dell’impronta digitale, Android Pay viene attivato attraverso un passcode. Quando l’utente effettua un pagamento presso un esercizio commerciale, Android Pay non invia il numero della carta di credito o di debito con il pagamento, ma genera un numero di conto virtuale che rappresenta le informazioni dell’account dell’utente.
Questo servizio mantiene le informazioni di pagamento dei clienti private, inviando un codice di sicurezza una tantum invece della scheda o dei dettagli dell’utente.
Gli utenti possono aggiungere carte di pagamento al servizio scattando una foto della carta o inserendo manualmente le informazioni della carta di pagamento. Per pagare nei punti di vendita, gli utenti mantengono il loro dispositivo autenticato ed il servizio, grazie all’autenticazione intelligente, consente al sistema di rilevare quando e se il dispositivo è considerato sicuro (ad esempio se è stato sbloccato negli ultimi cinque minuti).
Apple Pay #
Apple Pay è un servizio di pagamento mobile creato da Apple che è stato presentato il 9 settembre 2014 all’interno di Apple Keynote. Il servizio consente agli utenti Apple di effettuare acquisti utilizzando la tecnologia di comunicazione NFC (near-field-communication). I dispositivi Apple comunicano in modalità wireless con i sistemi dei punti vendita, utilizzando un’antenna NFC e un chip dedicato che memorizza le informazioni di pagamento crittografate (noto come SE – Secure Element) insieme al Touch o Face ID e il Wallet di Apple.
Apple Pay rappresenta un sistema di pagamento affidabile e semplice in quanto protetto da un chip tecnologico che interagisce con il lettore di carte di credito. Ogni volta che un utente avvia una transazione, il Secure Element (SE) genera un codice casuale una tantum senza necessità di trasmettere il numero di carta di debito o di credito dell’utente. In questo modo nell’effettuare un pagamento, Apple Pay usa un numero specifico del dispositivo e un codice di transazione univoco. I dati della carta non vengono mai memorizzati sul dispositivo o sui server Apple, né condivisi con i commercianti durante l’operazione. È molto simile ai pagamenti contactless, con l’aggiunta dell’autenticazione a due fattori tramite Touch ID, Face ID, PIN o passcode. Per quanto riguarda la privacy, Apple Pay non archivia i dati relativi transazioni di modo che gli stessi possano essere ricollegati al utente.
Nelle transazioni in modalità EMV (Europay Mastercard Visa) (standard globalmente riconosciuto per l’utilizzo di smart card, terminali POS e sportelli ATM per l’autenticazione di transazioni con carte di credito e di debito), Apple Pay supporta la metodologia di verfica del titolare del dispositivo CDCVM – Consumer Device Cardholder Verification Method) utilizzando la modalità Touch ID o il codice di accesso del telefono o dello smart watch. L’uso di CDCVM consente al dispositivo stesso di effettuare la verifica durante la transazione e può evitare al titolare della carta la necessità di firmare una ricevuta o inserire il proprio PIN.
Apple Pay, in caso di utilizzo in mercati che non richiedono alcuna verifica in transazioni contactless al di sotto di certi importi (ad esempio 25 euro), può consentire agli esercenti – attraverso il CDCVM – di accettare transazioni superiori a certi importi, a condizione che il software del terminale POS sia aggiornato alle ultime specifiche contactless della rete.
Apple Pay utilizza gli standard EMV contactless dei principali circuiti di carte di pagamento; ciò consente l’utilizzo presso qualsiasi esercente che supporti pagamenti contactless, indipendentemente dal fatto che lo stesso esercente accetti specificamente Apple Pay o che il supporto Apple Pay sia fornito dagli emittenti di carte di credito/debito.
Attraverso la App Wallet presente nei dispositivi iOs Apple, è possibile aggiungere i dati delle proprie carte di debito e di credito ed utilizzare il servizio.
WhatApp Payment #
È la nuova funzione di prossima introduzione di WhatsApp, una delle maggiori applicazioni e-wallets di messaggistica instantanee utilizzate nei nostri smartphone e via web (WhatsApp Web).
Stando alle ultime indiscrezioni il lancio è previsto nei primi mesi del 2018 (fine di febbraio 2018) ed i primi test sono già iniziati in India dove gli sviluppatori hanno potuto trovare terreno fertile grazie all’utilizzo di una piattaforma governativa di pagamenti (UPI – Unified Payment Interface) che consente una rapida integrazione con le varie banche, ma soprattuto grazie anche all’elevato numero di utilizzatori domestici dell’applicazione (oltre 200 milioni di utenti mensili attivi) e che a detta dei vari commentatori digitali ben le consentirà di recuperare lo svantaggio di non essere stato il primo operatore a buttarsi nell’arena dei pagamenti digitali.
La funzionalità Payment consentirà, per il momento, solo lo scambio P2P (peer to peer) di denaro concentrandosi pertanto sui piccoli-micro pagamenti più che transazioni destinate agli esercizi commerciali, anche se non è stato escluso un utilizzo ulteriormente diversificato verso ulteriori forme di transazioni.
WeChat Pay #
Di diverso e più avanzato stadio di sviluppo è invece la funzionalità Pay dell’antagonista cinese di WhatsApp, WeChat. L’applicazione di messaggistica e-wallets ha infatti già da tempo integrato i servizi di pagamento tra le proprie funzionalità.
Con 963 milioni di utenti mensili attivi (dato secondo trimestre 2017), gli utenti We-Chat possono effettuare in maniera assai rapida pagamenti tramite smartphone. L’applicazione
WeChat include varie funzionalità quali QuickPay, QR Code Payment, In-App Web-based Payment per poter rispondere alle diverse situazioni di pagamento.
Dapprima disponibile solo per utenti cinesi ed in utilizzo domestico, WeChat ha recentemente allargato la propria platea di utilizzatori consentendo l’inserimento nella propria piattaforma di carte di debito e di credito che non siano emesse in Cina, sempre
per utilizzo nei confini nazionali.
E recentemente (gennaio 2018), è stato annunciato lo sbarco nel belpaese di WeChat Pay. La piattaforma sarà infatti attiva anche in Italia consentendone l’utilizzo (per il momento) ai turisti cinesi in visita nel nostro Paese, grazie all’accordo siglato con con alcuni partner italiani.
Sebbene l’utilizzo dell’applicazione e-wallets implichi il necessario collegamento dell’applicazione ad un conto bancario cinese, non è per nulla escluso che i 280 mila cinesi residenti in Italia (dato Istat gennaio 2017) possano agevolmente trovare il modo di usare l’applicazione come digital wallet. Ai commercianti italiani basterà semplicemente abilitare il circuito WeChat Pay a quelli già usati o in alternativa munirsi di un POS ad hoc. Questa possibilità, a giudicare dal massivo utilizzo di WeChat Pay da parte dei cinesi (insieme ad Alipay – concorrente domestico di WeChat Pay), potrebbe risultare molte interessante per settori chiave del nostro Paese come la moda, la ristorazione e l’alberghiero dove si registrano i maggiori pagamenti fatti da turisti cinesi.
Facebook payments #
Il social network ha chiesto in Irlanda, paese della sua sede europea, l’autorizzazione per trasformarsi in un’enorme cassaforte virtuale di denaro dei suoi utenti, i quali, oltreché leggere gli aggiornamenti di stato, guardare foto o cliccare sui link pubblicati dagli amici, presto potranno usare il social network più affollato del mondo come una banca. L’uso più immediato e scontato sarà la possibilità di trasferire denaro a un altro iscritto. Svolgere tutte quelle operazioni che oggi sono possibili con servizi come Paypal o, in punti vendita fisici, su Western Union e affini verso un bacino di 1,2 miliardi di persone. Acquirenti di oggetti di seconda mano, amici, congiunti,
società. Per esempio, una madre indiana che lavora in Italia potrà mandare una somma ai figli a Nuova Delhi dal suo conto Facebook come allegato di un messaggio privato del social network. Naturalmente il proprio conto potrà essere utilizzato per tutti i fini tipici della valuta virtuale: dal più classico e-commerce all’acquisto di applicazioni, contenuti multimediali (film, musica) o per pagare abbonamenti a piattaforme streaming, giornali e affini. Il tutto, è qui la differenza, con sconti o pacchetti pensati ad hoc per chi usa questo strumento anziché le classiche carte di credito.
La piattaforma di Mark Zuckerberg fa cassa soprattutto vendendo pubblicità. Com’è noto, non indifferenziata ma cucita su misura sui gusti, le preferenze, le fasce d’età e altre caratteristiche precise dei suoi utenti. Avere a disposizione uno storico dei loro pagamenti – per gli articoli di un sito di e-commerce ma anche per quel film, quel particolare disco, quel libro – significherebbe profilarli ancora meglio. Il coinvolgimento è maggiore, quasi totale. Ed è oro per i pubblicitari. Come gli inserzionisti sono oro per Facebook: che pur sì ha guadagnato 900 milioni di dollari nel 2013 dalle transazioni svolte all’interno del social network, per esempio per gli acquisti di vite extra e armi speciali per i popolari videogame che ospita, ma smartphone e tablet con i loro negozi digitali sono concorrenti sempre più spietati. Il rischio più evidente è che Mark Zuckerberg sappia davvero tutto di noi, senza eccezioni e più zone franche. Il punto, inutile girarci intorno, è sempre lo stesso: capire a quanta privacy siamo disposti a rinunciare per avere servizi che già oggi ci sono familiari ma a tariffe più convenienti.
Quanto visto, per ora è una possibilità offerta solo negli Stati Uniti a utenti di PayPal che intendono pagare in moneta digitale. Presto questa operatività potrebbe essere estesa ad altri Paesi, a partire dal Regno Unito e con altri sistemi di pagamento. Facebook sta infatti mettendo in condizione i propri utenti di inviarsi denaro tra loro via Messenger: gli utenti dovranno registrarsi con la propria carta di debito per inviare o ricevere denaro. Il numero uno di Messenger, David Marcus, ha sottolineato che negli Stati Uniti molte persone usano già la piattaforma di messaggistica per pagamenti di cifre inferiori ai 50 dollari. Un’opzione avviata già nel 2015, senza imporre un costo ai propri utenti.
La mossa confermata da Facebook è parte di una tendenza crescente da parte dei giganti tecnologici per imprimere un’accelerazione nell’utilizzo del digitale per i pagamenti.
La scelta del Regno Unito per il primo test extra Usa non è casuale: il mercato dei pagamenti digitali è meno saturo in Inghilterra, dove le applicazioni citate non sono ancora operative, ma sistemi come Apple Pay e Android Pay sono già molto diffusi così come è molto diffusa la comunicazione mobile (sugli autobus non si può più pagare in contanti).
Non mancano esempi tutti italiani che valga la pena citare:
Satispay #
È una startup italiana che consente di effettuare micro-pagamenti con il proprio smartphone a condizioni economiche estremamente convenienti. L’unica spesa a carico di chi vende (ricevente pagamento) è pari a venti centesimi quando la somma della transazione supera i dieci euro. Il sistema permette di gestire il proprio budget di spesa settimanale, ripristinando lo stesso tramite prelievo su conto corrente bancario prima di iniziare il limite di budget della settimana successiva. Nessun costo di iscrizione, né addebito agli utenti e la possibilità di partecipare a particolari iniziative che restituiscono agli acquirenti parte della spesa effettuata attraverso Satispay e presso i negozi affiliati al servizio.
L’App italiana prescinde della necessità dei sensori NFC nel cellulare per potere procedere con l’acquisto. Al loro posto, si utilizzano la rete telefonica ed il cloud per terminare la transazione. La logica è semplice: tanto l’acquirente quanto il venditore devono avere un conto Satispay (un portafoglio virtuale fornito da Satispay stessa) dopo di che, lo scambio di denaro avviene internamente alla piattaforma, da un conto all’altro, senza necessità di scambiare informazioni sensibili. Il tutto sfruttando i bonifici “Sepa”.
Così, la relazione con la banca del singolo utente la gestisce Satispay direttamente attraverso l’Iban dell’utilizzatore. In questo modo, all’operatore esercente è necessario avere soltanto un PC o un dispositivo mobile ed un conto Satispay, per ricevere un pagamento. Anche i registratori di cassa possono essere aggiornati per poter accettare questi pagamenti, tramite una API (application programming interface) o interfaccia di programmazione di applicazioni.
Grazie alla riduzione dei costi per chi acquista (sempre gratis) e chi riceve il pagamento (solo 0,20 centesimi a transazione oltre la soglia dei 10 euro) Satispay si affianca a quella serie di piattaforme per la gestione della valuta elettronica che rendono meno frequente la circolazione di denaro fisico. Ma diversamente da ciò che accade ad esempio su PayPal, dove per ogni pagamento entrano in gioco percentuali dovute alla piattaforma, all’istituto di credito e all’esercente, Satispay non prevede alcun interme diario, semplicemente preleva i soldi dal conto e li rende disponibili nell’account personale degli utenti, in maniera rapida ed efficace.
Qualora non vengano effettuati pagamenti, nessun prelievo sarà registrato a ripristino del budget periodico. Il recesso può avvenire in qualsiasi momento ed è parimenti gratuito. Una volta aperto l’account ed inviati i dati a Satispay, occorre attendere alcuni giorni affinché il processo di validazione dell’account vada a buon fine.
Start-up tra le 100 più importanti aziende del Fintech mondiale, Satispay – tra gli e-wallets – ha recentemente rilanciato una campagna di raccolta fondi per la sua App, superando già i 18 milioni di euro di finanziamento, una delle cifre più alte ottenute da un’azienda innovativa tricolore. Questo round di investimento (il terzo) si è chiuso con l’ingresso di nuovi partner strategici come Banca Etica, Banca Sella e Shark Bites, un Venture Capital fondato da importanti nomi dell’imprenditoria italiana attivi nel settore digitale e tradizionale. Il nuovo aumento di capitale ha portato la raccolta totale al di sopra dei 26,8 milioni di euro e la valutazione post money della società a circa 66 milioni. Attiva sul mercato da gennaio 2015, oggi l’App conta oltre 330.000 download e più di 175.000 utenti attivi, che quotidianamente si scambiano denaro e spendono, con una media di 8 volte al mese, in 19.000 esercizi commerciali convenzionati in tutta Italia e che crescono costantemente al ritmo di circa 70 nuovi al giorno.
Tinaba #
Sulla stesa strada della gratuità del servizio si trova anche l’italiana Tinaba (acronimo di “This is not a bank”). Questa è un App completamente gratuita per inviare, aggregare e condividere denaro a costo zero. Consente di gestire le spese, amministrare i risparmi e fare tutte le transazioni a costo zero, ovunque e per tutti. Anche un solo centesimo può essere trasferito senza alcun tipo di commissione, né per chi lo invia, né per chi lo riceve. Tutti, inoltre, possono avere il controllo diretto del proprio denaro e accedere a servizi dedicati. L’App permette anche di scambiare denaro con i propri contatti, condividere le spese con un conto condiviso, raccogliere fondi per realizzare i propri progetti o per una giusta causa, risparmiare in automatico con l’opzione del Salvadanaio, per elencare solo alcune delle funzionalità rese a disposizione.
Tinaba offre, inoltre, la possibilità di creare un profilo business e-wallets per gestire le entrate e le uscite della propria attività commerciale e offrire ai propri clienti un’esperienza d’acquisto diversa e personalizzata. Questo significa permettere di ordinare direttamente dalla App, pagare senza passare alla cassa o dividere il conto insieme ad altri utenti al momento di chiudere la transazione, tramite un conto condiviso. Con questa funzione, la propria quota viene già calcolata dall’App.
La piattaforma di Tinaba funziona grazie alla partnership con Banca Profilo, che garantisce la liquidità, ma non è una banca: per utilizzare Tinaba non c’è bisogno di avere un conto corrente né una carta di credito. Nel proprio profilo Tinaba viene creato un portafoglio digitale e il suo funzionamento è molto simile ad una ricaricabile, come accade per i conti Paypal. Nella versione attuale di Tinaba esiste un limite alla spesa, modificabile se si è (o si diventa) un correntista della Banca Profilo. La privacy è assicurata dal sistema informatico interno alla banca.