TAN e TAEG: quei 2 tassi sostanzialmente sconosciuti

 

 

Attenzione, quando ti informi su un finanziamento, presta attenzione non solo al TAN ma anche al TAEG. Ti spieghiamo in breve cosa sono.

 

TAN e TAEG, i due sconosciuti

Il TAN (Tasso Annuo Nominale) è il tasso di interesse, espresso in percentuale e su base annua, applicato all’importo lordo del finanziamento.

Il TAEG (Tasso Annuo Effettivo Globale) comprende gli interessi e gli oneri da sostenere in relazione a un finanziamento (ad esempio le spese per di istruttoria, le spese di incasso della rata…). Indica il costo totale del mutuo su base annua ed è espresso in percentuale sull’ammontare del finanziamento concesso. È il valore che esprime quindi il costo complessivo del credito, di conseguenza è un dato molto importante da valutare quando si richiede e si sottoscrive un prestito.

 

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Fondo di garanzia, dal 30 agosto le domande sul Temporary Crisis Framework

 

 

Fondo di garanzia: che cos’è?

Fondo di garanzia: dal 30 agosto 2022 è possibile presentare le domande di garanzia a valere sul Quadro temporaneo di crisi per sostenere l’economia nel contesto dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia (Temporary Crisis Framework).

Per accedere al Temporary Crisis Framework, le imprese devono dichiarare di avere esigenze di liquidità connesse all’attuale guerra in Ucraina, p. es. quelle determinate dal rincaro dei prezzi di materie prime e fattori di produzione o dall’incremento delle spese energetiche.

Per il fondo di garanzia, le operazioni finanziarie devono inoltre rispettare alcuni limiti: p. es. una durata massima di 8 anni e un importo non superiore al 15% dell’importo medio dei ricavi delle vendite e delle prestazioni degli ultimi tre esercizi conclusi o, alternativamente, al 50% dei costi sostenuti per l’energia nei dodici mesi precedenti alla sottoscrizione della richiesta di agevolazione.

Le percentuali di copertura

Per tutte queste tipologie di operazioni sono confermate le percentuali di copertura previste dalla Legge di Bilancio 2022 (80% per investimento e per operazioni con finalità diversa dall’investimento riferite ad imprese rientranti nelle fasce 3, 4 e 5 del modello di valutazione del Fondo di garanzia; 60% per le operazioni con finalità diversa dall’investimento riferite ad imprese rientranti nelle fasce 1 e 2 del medesimo modello di valutazione).

Si ampliano però le possibilità di accesso alla garanzia e alle altre agevolazioni pubbliche. Al plafond di 200mila euro (in Equivalente Sovvenzione Lordo della garanzia) previsto dal Regime de minimis per la maggior parte dei settori, infatti, con le domande presentate sul Temporary Crisis Framework si aggiunge un ulteriore plafond di 500mila euro (75mila euro per le imprese della pesca e dell’acquacoltura e 62mila euro per le imprese dell’agricoltura). Sarà inoltre da possibile raggiungere subito l’importo massimo garantito di 5 milioni di euro per singola impresa (attualmente tale importo non può superare i 2,5 milioni di euro, in attesa dell’autorizzazione da parte della Commissione Europea del metodo di calcolo dell’ESL).

Gratuità per i settori particolarmente colpiti

In attuazione dell’art.16 del DL Aiuti, inoltre, aumenta la copertura della garanzia a favore dei finanziamenti finalizzati alla realizzazione di obiettivi di efficientamento energetico o diversificazione della produzione o del consumo energetici: 90% per la garanzia diretta e 100% la riassicurazione a condizione che le garanzie rilasciate dai confidi o altri fondi di garanzia non superino il 90%.

Per questa tipologia di operazioni è inoltre prevista la gratuità dell’intervento del Fondo a favore delle imprese che operano nei settori particolarmente colpiti dall’attuale emergenza bellica, indicati dall’allegato I alla comunicazione della Commissione europea 2022/C13 I/01.

Le misure a valere sul Temporay Crisis Framework saranno in vigore fino al 31 dicembre 2022.

Per la descrizione dettagliate delle nuove misure si rimanda alla Circolare n. 6/2022 del Gestore Mediocredito Centrale

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Medio Credito Centrale
3 Agosto 2022

 

Smart working: cosa cambia da settembre ’22

 

 

Uno smart working tutto nuovo

 

Novità in arrivo dal 1° settembre per lo smart working. Da questa data difatti entrano in vigore le nuove norme contenute nel decreto Semplificazioni, pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso 19 agosto dopo che il ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Andrea Orlando, ha emanato il decreto di attuazione della norma.

Smart working: cosa cambia da settembre

Dal primo settembre il datore di lavoro è tenuto a una semplice “comunicazione dei nominativi dei lavoratori e della data di inizio e di cessazione delle prestazioni di lavoro in modalità agile, da trasmettersi in via telematica al ministero del Lavoro e delle Politiche sociali”. Le informazioni saranno messe a disposizione dell’Inail. Le aziende non dovranno comunicare l’accordo individuale, fermo restando l’obbligo di stipula, in modo da rendere più agevole l’accordo stesso. In caso di mancata comunicazione di questi dati, sarà applicata una sanzione amministrativa da 100 a 500 euro per ogni lavoratore interessato.

In sostanza scadono le regole che erano state elaborate per fare fronte all’emergenza Covid e ci si assesta una gestione “ordinaria” del lavoro agile.

Nel periodo dello scoppio della pandemia si era reso possibile fruire dello smart working  anche in assenza di accordi individuali senza più quindi il vincolo della sottoscrizione di un accordo scritto, tra datore di lavoro e lavoratore, che ne regolamentasse la disciplina. Inoltre è stata introdotta la semplificazione della comunicazione dal portale del ministero del lavoro. Le due deroghe, in vigore per tutto il periodo di emergenza Covid, lo sono ancora fino al prossimo 31 agosto. L’art. 41-bis della legge 122/2022 modifica l’art. 23 della legge 81/2017 stabilendo che a partire dal 1° settembre non ci sarà più obbligo di comunicare l’accordo individuale nei casi di lavoro agile.

“L’esigenza di semplificazione degli obblighi di comunicazione nasce dalla necessità di rendere strutturale una procedura già ampiamente sperimentata nel periodo emergenziale in considerazione di un sempre maggiore utilizzo di questa modalità di svolgimento del lavoro. In questo modo si snelliscono le procedure per i datori di lavoro e non si aggravano gli uffici ministeriali di adempimenti amministrativi ritenuti non necessari”.

Quindi ricapitolando:

  • fino al 31 agosto 2022, le comunicazioni di smart working nel settore privato, possono essere eseguite mediante la procedura semplificata già in uso (per la quale non è necessario allegare alcun accordo con il lavoratore), utilizzando esclusivamente la modulistica e l’applicativo informatico resi disponibili dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.
  • dal prossimo 1° settembre, salvo nuove proroghe, tornerà operativo il regime “normale” sullo smart-working, resterà in vigore la comunicazione semplificata. Pertanto, il datore di lavoro intenzionato a utilizzare il lavoro agile, non potrà più farlo unilateralmente, ma dovrà necessariamente accordarsi con ciascun lavoratore, siglando apposito accordo ai sensi della legge 81/2017. Si potrà continuare a comunicare in via telematica al ministero del lavoro i nominativi dei lavoratori e la data di inizio e di cessazione delle prestazioni in modalità agile. La comunicazione andrà fatta secondo modalità che verranno individuate con apposito decreto ministeriale (non c’è termine per l’adozione) e, soprattutto, senza più la necessità di allegare l’accordo sottoscritto con il lavoratore.

Smart working: cos’è

Come ricorda il Ministero del lavoro, il lavoro agile (o smart working) è una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato caratterizzato dall’assenza di vincoli orari o spaziali un’organizzazione per fasi, cicli e obiettivi, stabilita mediante accordo tra dipendente e datore di lavoro; una modalità che aiuta il lavoratore a conciliare i tempi di vita e lavoro e, al contempo, favorire la crescita della sua produttività.

La definizione di smart working, contenuta nella Legge n. 81/2017, pone l’accento sulla flessibilità organizzativa, sulla volontarietà delle parti che sottoscrivono l’accordo individuale e sull’utilizzo di strumentazioni che consentano di lavorare da remoto (come ad esempio: pc portatili, tablet e smartphone).

Ai lavoratori agili viene garantita la parità di trattamento – economico e normativo – rispetto ai loro colleghi che eseguono la prestazione con modalità ordinarie. È, quindi, prevista la loro tutela in caso di infortuni e malattie professionali.

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Wall Street Italia
23 Agosto 2022
Alessandra Caparello

 

Dal bonus affitti ai mutui, ecco gli aiuti del fisco ai giovani

 

Tutti gli aiuti del fisco ai giovani

 

Iniziare una nuova vita e andare via da casa è spesso fonte di preoccupazione per i più giovani. Tuttavia c’è da sapere che il fisco italiano dà una mano a chi vuole lasciare la casa dei genitori grazie al bonus affitti, ai mutui e alle agevolazioni per la casa destinate agli under 36.

Bonus affitti giovani

Per chi vuole andare a vivere in affitto c’è il bonus affitti. In particolare, i giovani che prendono in affitto un appartamento posso fruire di uno sconto fiscale che può coprire fino al 20% dell’ammontare del canone, fino a un importo massimo di 2 mila euro.

I giovani (intendendosi per tali i soggetti di età compresa tra i 20 e i 31 anni non compiuti) con un reddito complessivo non superiore a 15.493,71 euro che stipulano un contratto di locazione avente ad oggetto una unità immobiliare o sua porzione da destinare a propria residenza, possono godere di una detrazione dall’imposta lorda di 991,60 euro per i primi quattro anni di durata contrattuale. Se superiore, la detrazione è pari al 20% dell’ammontare del canone di locazione, entro il limite massimo di 2.000 euro.

Il bonus non è uno sconto sul canone d’affitto e nemmeno un rimborso in denaro erogato dallo Stato, ma una detrazione fiscale Irpef in sede di dichiarazione dei redditi. Bisognerà, quindi, portare in detrazione la somma prevista al momento della dichiarazione dei redditi.

I mutui per gli under 36

Chi invece volesse comprare, ha dalla sua parte il Decreto Sostegni bis, che ha dato il via libera all’accesso prioritario al Fondo di Garanzia Mutui Prima Casa, introducendo una disciplina specifica per chi non ha ancora compiuto 36 anni e ha un Isee inferiore a 40.000 euro. Questa prevede per le richieste presentate dal 24 giugno 2021 al 31 dicembre 2022 l’estensione della garanzia del fondo dal 50%, finora previsto, all’80% della quota capitale dei mutui concessi per l’acquisto della prima casa il cui importo è superiore all’80% del prezzo d’acquisto. In sostanza, i giovani che fossero in difficoltà, in quanto impossibilitati ad apportare il 20% dell’importo relativo all’acquisto dell’immobile, potranno ora disporre di maggiori possibilità di accesso al credito grazie all’intervento dello Stato che, offrendo garanzie agli istituti di credito che concedono mutui di importo superiore all’80% del prezzo d’acquisto, consentono di fatto ai giovani di acquistare con il minimo apporto di denaro.

Per i giovani di età inferiore ai 36 anni, con un Isee non superiore ai 40.000 euro che richiedono un finanziamento prima casa con loan-to-value (il rapporto tra ammontare del capitale preso in prestito e valore della casa) superiore all’80%, la percentuale di copertura della garanzia del Fondo potrà arrivare all’80% della quota capitale.

Le agevolazioni “prima casa under 36”

Alytro esempio di aiuti del fisco ai giovani viene dal decreto legge n. 73/2021 (noto come decreto “Sostegni bis”) ha introdotto anche nuove agevolazioni fiscali in materia di imposte indirette per l’acquisto della “prima casa”. La norma prevede per le compravendite non soggette a Iva, l’esenzione dal pagamento dell’imposta di registro, ipotecaria e catastale e per gli acquisti soggetti a Iva, oltre all’esenzione dalle imposte di registro, ipotecaria e catastale, il riconoscimento di un credito d’imposta di ammontare pari all’Iva corrisposta al venditore.

Il credito d’imposta può essere portato in diminuzione dalle imposte di registro, ipotecaria, catastale, sulle successioni e donazioni dovute sugli atti e denunce presentati dopo la data di acquisizione del credito, ovvero può essere utilizzato in diminuzione delle imposte sui redditi delle persone fisiche dovute in base alla dichiarazione da presentare dopo la data dell’acquisto agevolato. Infine l’agevolazione prevede anche l’esenzione dall’imposta sostitutiva per i finanziamenti erogati per l’acquisto, la costruzione e la ristrutturazione di immobili a uso abitativo. Tali agevolazioni si applicano agli atti stipulati nel periodo compreso tra il 26 maggio 2021 e il 31 dicembre 2022. Possono beneficiare delle agevolazioni i giovani che:

  • non hanno ancora compiuto i 36 anni di età nell’anno in cui l’atto è stipulato;
  • hanno un Isee (Indicatore della Situazione Economica Equivalente) non superiore ai 4 mila euro annui.

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Wall Street Italia
19 Agosto 2022
Mariangela Tessa

 

Consulente Digitale delle Pensioni: boom di accessi al servizio Inps, come funziona

 

Il Consulente Digitale delle Pensioni

Boom di accessi per il Consulente Digitale delle Pensioni, il servizio innovativo  dell’Inps, finanziato dal Pnrr nella linea “Intelligenza Artificiale”, che consente all’Istituto di ampliare la platea dei beneficiari delle prestazioni, agevolando il riconoscimento di diritti inespressi.

Sono oltre duecentomila gli accessi effettuati dal lancio, con una crescita di quasi il 10% delle domande di quattordicesima e di oltre il 20% sui supplementi di pensione.

Con il nuovo applicativo, l’Istituto individua i potenziali fruitori delle integrazioni, proponendo ai pensionati interessati un percorso semplice per la verifica dei requisiti necessari e per la presentazione dell’istanza. Oltre a ridurre gli errori nella fase di trasmissione, l’Inps può così raggiungere proattivamente quanti avrebbero diritto a un’integrazione del proprio trattamento, estendendo l’area delle tutele.

Non solo innovazione digitale: per promuovere il servizio, l’Inps fa sapere in una nota di aver avviato una campagna comunicativa multicanale, al fine di raggiungere la più vasta platea di utenti. Da un lato il portale dell’Istituto, dall’altro i social network – con post mirati, che hanno raggiunto oltre 500mila persone – hanno offerto ai cittadini una panoramica sul servizio, sui meccanismi di funzionamento, sulle potenzialità e sui benefici collegati.

Che cosa è il Consulente digitale delle pensioni

Il Consulente digitale delle pensioni è un servizio personalizzato attraverso cui i pensionati, in maniera semplice, possono verificare se hanno diritto a prestazioni integrative per aumentare il proprio importo in pagamento.

Il servizio contiene, inoltre, risposte ad alcune fra le richieste più frequenti dei pensionati, fornendo un aiuto personalizzato in base alla propria specifica situazione.

A chi è rivolto, come funziona

Possono usufruire del servizio del consulente digitale delle pensioni i pensionati delle gestioni pagate dall’INPS. Il servizio è disponibile sia per gli utenti che accedono autenticandosi con le proprie credenziali, sia in modalità non autenticata.

Chi inserisce le proprie credenziali avrà accesso a una selezione di informazioni personalizzate e a un percorso semplificato.

Selezionando uno o più suggerimenti e rispondendo a eventuali domande del Consulente digitale delle pensioni, sarà possibile capire come procedere a eventuali richieste di ricalcolo della pensione o come recuperare le informazioni desiderate, al fine di verificare, prima di presentare un’eventuale domanda, la presenza dei requisiti per avere diritto ad alcune prestazioni integrative.

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Wall Street Italia
19 Agosto 2022
Mariangela Tessa

 

Quanti tipi di mutuo esistono?

 

 

I mutui possono essere suddivisi in macrocategorie, a seconda della finalità, dei tassi di interesse applicati, della durata e delle modalità di rimborso. Solitamente le caratteristiche di un contratto vengono stabilite da ciascun istituto bancario, anche nell’ottica di personalizzare quanto più possibile il servizio. 

I diversi tipi di mutuo

La finalità rappresenta il primo parametro distintivo: la richiesta di un mutuo è infatti solitamente legata ad uno scopo preciso. Di norma, tra i tipi di mutuo, il più frequentemente richiesto è per l’acquisto di un immobile: se si tratta di una prima casa, il contratto consente di accedere ad alcune facilitazioni a livello fiscale e a specifiche detrazioni, secondo quanto previsto dalla legge. Il mutuo di acquisto può altrimenti essere finalizzato all’acquisto di una seconda casa o, con procedure e regolamentazioni specifiche, all’acquisto di un immobile all’asta.

Le altre principali finalità del mutuo sono:

  • Costruzione o ristrutturazione di un immobile;
  • Surroga: permette di trasferire il debito residuo di un mutuo prima casa già in corso di rimborso a un’altra banca, al fine di ottenere condizioni più favorevoli e senza costi;
  • Sostituzione: consente di trasferire un mutuo già esistente da una banca ad un’altra nei casi non previsti dalla surroga, quindi per mutui che non siano di acquisto prima casa. Rispetto alla surroga il mutuo di sostituzione prevede spese e costi come un normale mutuo;
  • Liquidità: di viene erogato molto raramente e prevede costi più elevati e limiti di erogazione molto stringenti;
  • Consolidamento debiti: ha per scopo quello di estinguere dei debiti già esistenti per finanziamenti in corso, anche di diversa tipologia e durata e sottoscritti con molteplici istituti, con la contemporanea accensione di un unico nuovo prestito, con un’unica rata mensile da versare ad un unico istituto di credito e che spesso risulta di minore entità rispetto alla somma delle rate dei finanziamenti precedentemente in essere. Si tratta quindi di un finanziamento unico che estingue anticipatamente quelli in corso.

I tassi d’interesse

Il secondo parametro da tenere in considerazione è la tipologia di tasso di interesse, previsto dal contratto ed indicato in percentuale. Tale parametro è identificato dal TAN (Tasso Annuo Nominale). In base al tasso d’interesse viene calcolato il piano di ammortamento del mutuo, che rappresenta il programma di rimborso nel tempo sia del capitale che degli interessi dovuti tramite le rate del mutuo. Il piano di ammortamento così calcolato permette di conoscere anche l’ammontare complessivo del debito residuo da restituire ad ogni singola rata del mutuo.

I tassi di interesse che vengono applicati più frequentemente sono:

  • Fisso: legato all’indice IRS (Interest Rate Swap), viene stabilito nel momento in cui si stipula il contratto di finanziamento e rimane costante per tutta la sua durata, così come l’importo di tutte le rate;
  • Variabile: viene stabilito al momento della stipula del contratto ma viene poi ricalcolato periodicamente per tutta la durata del prestito in base all’oscillazione dell’Euribor, cioè il tasso interbancario di riferimento per i mutui a tasso variabile diffuso ogni giorno dalla Federazione Bancaria Europea, o del tasso di riferimento della Banca Centrale Europea (Tasso BCE). Comporta un rischio maggiore rispetto al tasso fisso in quanto segue l’andamento del mercato monetario: se il costo del denaro cala la rata diminuisce, in caso contrario aumenta;
  • Variabile a rata fissa: rispetto ad un normale mutuo a  tasso variabile la rata viene tenuta costante all’importo di partenza, e nel tempo varierà la durata effettiva del periodo di rimborso: se i tassi caleranno la durata si ridurrà, se i tassi dovessero salire si allungherà la durata del mutuo rispetto a quella originariamente prevista;
  • Capped rate (detto anche cap) a tasso variabile: si tratta di un tasso variabile che prevede però un limite massimo predeterminato;
  • Misto: può essere modificato alle scadenze e alle condizioni stabilite dal contratto, oppure può essere previsto una parte del capitale da restituire a tasso fisso e l’altra a tasso variabile;
  • Bilanciato: è costituito da una parte a tasso fisso e una a tasso variabile, a seconda del peso che si vuole dare al tasso fisso e a quello variabile.

La durata del mutuo e l’ammortamento

Il terzo parametro di riferimento è la durata del mutuo, che può andare normalmente dai 5 fino ai 30 anni. Alcuni istituti offrono, raramente, durate che arrivano ai 40 anni per alcune tipologie di mutui.

Infine possiamo distinguere i tipi di mutui a seconda delle modalità di rimborso, ossia in base ai differenti piani di ammortamento. I principali sono:

  • Francese: è quello normalmente utilizzato da tutte le banche e società finanziarie per l’erogazione dei mutui. E’ costituito da rate costanti, con una quota interessi inizialmente molto alta ma decrescente nel tempo, ed una quota capitale inizialmente molto bassa, ma che aumenta progressivamente;
  • Italiano: è caratterizzato da rate con quota capitale costante, a cui vanno a sommarsi gli interessi sul capitale residuo. In questo caso le rate non saranno quindi tutte uguali in quanto l’importo dovuto si riduce per il fatto che il capitale residuo decresce e, con esso, anche l’ammontare della quota interessi;
  • Tedesco: prevede delle rate costanti, ad eccezione della prima che rappresenta il pagamento anticipato degli interessi. Le rate successive saranno quindi costituite esclusivamente da una quota capitale.

Ricordiamo che, generalmente, un mutuo immobiliare copre fino all’80% del valore dell’immobile stesso, anche se alcune banche arrivano ad erogare mutui fino al 100% del valore, dietro presentazione di maggiori garanzie e con tassi più elevati. Il parametro di riferimento per indicare il rapporto tra importo di finanziamento concesso o richiesto e il valore del bene che il mutuatario intende porre a garanzia del prestito è il Loan To Value (o LTV), ed è utilizzato dalle banche per decidere se concedere un prestito al richiedente in quanto, di fatto, permette di individuare il rischio del finanziamento: maggiore è il capitale erogato rispetto al valore dell’immobile, più alto il rischio per chi lo concede. Da ciò derivano tassi e costi più elevati per il mutuatario e valutazioni più rigide e limitative da parte della banca nella concessione del mutuo.

Il modo migliore per verificare quali siano i tipi di mutuo più adatti alle proprie esigenze è ottenere un preventivo gratuito utilizzando il nostro sito, oppure visionare la sezione con i migliori mutui del giorno, suddivisi per finalità.

Dopo i rialzi, i mutui variabili con cap mettono il turbo

 

I mutui variabili con cap

Con l’aumento del costo del denaro, il mercato dei mutui, a lungo dominato dai tassi fissi (per sfruttare i tassi ai minimi storici), si sta spostando con decisione verso i tassi dei mutui variabili con cap. Ossia quelli il cui tasso d’interesse oscilla in base all’andamento dell’Euribor, ma non può superare una certa soglia (appunto, il cap), definendo così un importo massimo per le rate da pagare. Una sorta di via di mezzo, dunque, tra il tasso fisso e variabile che consente di sfruttare, per ora, la convenienza dei secondi, ma di porre un limite al costo del finanziamento, in vista di una risalita.

È quanto emerge da un’analisi condotta da Facile.it e Mutui.it, che mette in luce come l’aumento dei tassi di interesse stia cambiando sensibilmente il mercato dei mutui. I numeri non lasciano spazio a dubbi: a luglio 2022, 1 domanda di mutuo su 3 era per un variabile con cap, percentuale notevole se si considera che fino a pochi mesi fa 9 su 10 puntavano al fisso. L’analisi di Mutui.it e Facile.it riporta:

“I mutui a tasso fisso nel mese di luglio sono calati al 24% del totale richieste, mentre la quota di quelli a tasso variabile si è attestata intorno al 42%”

Cambia anche l’importo medio richiesto: è aumentato del 2,1%, stabilizzandosi a 140.634 euro, mentre la durata dei piani di ammortamento è salita a 25 anni (era 23 nel 2021). In calo il valore medio degli immobili oggetto di mutuo, sceso a circa 195.000 euro (-6% su base annua).

Aumenta il costo dei mutui

Sul fronte dell’andamento dei tassi, come detto, i primi sette mesi del 2022 sono stati caratterizzati da un aumento del costo dei finanziamenti per la casa. Secondo le simulazioni del portale, per un mutuo medio da 126mila euro in 25 anni (loan to value pari a 70%), i tassi fissi (Taeg) disponibili oggi online partono da circa 2,60% (era 1,10% dodici mesi fa). Con una rata mensile di 557 euro, circa 85 euro in più rispetto allo scorso anno (ovvero 26 mila euro in più di interessi, se si considera l’intera durata del finanziamento).

Se si guarda invece ai mutui variabili con cap, i tassi (Taeg) disponibili online partono da 1,29% (era 0,80% dodici mesi fa), con una rata iniziale da 480 euro, circa 30 euro in più rispetto allo scorso anno. Sul fronte dei mutui variabili con cap, invece, gli indici (Taeg) partono da 1,80%, con una rata iniziale da 503 euro.

 


Wall Street Italia
26 Agosto 2022
Mariangela Tessa

 

La liquidazione dei dipendenti pubblici può avere fino a 7 anni di attesa

 

 

Liquidazione dei dipendenti pubblici

I termini per l’erogazione della liquidazione dei dipendenti pubblici (il trattamento di fine servizio) variano: dai 105 giorni a quasi cinque anni a seconda delle cause di cessazione del rapporto di lavoro, ma in caso di importo superiore a 100mila euro l’attesa per ottenerla interamente sfiora i sette anni

A delineare un quadro complessivo dei tempi di pagamento del Tfs è stata l’Inps, che in una nota ha fatto presente che è stata rinnovata la misura che consente di chiedere l’anticipo in banca fino a 45mila euro.

Quando bastano 105 giorni per ottenere il Tfs

La liquidazione viene erogata in tempi brevi (105 giorni) nel caso di decesso del lavoratore o di uscita per inabilità.

… e quando servono quasi cinque anni

Diversamente, per la liquidazione dei dipendenti pubblici si aspetta quasi cinque anni, nel caso ad esempio dei lavoratori che sono andati in pensione con Quota 100 avendo appena compiuto 62 anni di età e 38 di contributi. Chi ha usufruito della misura in vigore fino alla fine del 2021 deve infatti aspettare comunque di raggiungere il più favorevole tra i requisiti previsti dalla riforma Fornero (67 anni di età o 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini) prima di avere diritto alla liquidazione.

Cessazione del rapporto di lavoro, per raggiungimento dei limiti di età o di servizio

L’Inps spiega che nel caso di cessazione del rapporto di lavoro, avvenuta per raggiungimento dei limiti di età o di servizio «il pagamento della liquidazione dei dipendenti pubblici va effettuato non prima di 12 mesi dalla data di cessazione dal servizio». «In tutti gli altri casi di cessazione del rapporto di lavoro, come per esempio le dimissioni e il licenziamento – chiarisce l’ente di previdenza – il pagamento della prestazione spettante sarà effettuato non prima di 24 mesi».

La modalità di pagamento varia in base all’importo

A seconda dell’importo al quale si ha diritto, i tempi per il pagamento dell’intera liquidazione dei dipendenti pubblici possono arrivare fino a due anni dalla prima erogazione. La prestazione – spiega l’Inps – può essere erogata: in un’unica soluzione, se l’ammontare complessivo lordo è pari o inferiore a 50mila euro; in due rate annuali, se l’ammontare complessivo lordo è superiore a 50mila euro e inferiore a 100mila euro; in tre rate annuali, se l’ammontare complessivo lordo è pari o superiore a 100mila euro. In caso di pagamento rateale quindi la seconda e la terza tranche saranno pagate rispettivamente dopo 12 e 24 mesi dalla data di decorrenza del diritto al pagamento della prima.

90 giorni per gli adempimenti istruttori

Ai termini di pagamento previsti sulla base della causale di cessazione, spiega ancora l’Inps, «la normativa aggiunge 90 giorni per gli adempimenti istruttori duranti i quali non maturano interessi di mora, in quanto l’elaborazione e la liquidazione dei Tfs dipende anche dalla celerità di trasmissione dei dati giuridici ed economici utili all’elaborazione della prestazione da parte degli Enti ex datori di lavoro. Operazione che, talvolta, può determinare un ampliamento dei tempi di lavorazione delle istanze che si presentino incomplete sotto il profilo degli elementi utili al calcolo della prestazione».

Domanda di anticipazione

Al momento dell’accesso alla pensione è possibile presentare, alle banche o agli intermediari finanziari che aderiscono ad uno specifico Accordo Quadro – sottoscritto tra Abi e i Ministeri interessati, sentito l’Inps – «rinnovato di recente e in corso di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, (per due anni, quindi fino al 2024) una richiesta di finanziamento per una somma pari all’importo dell’indennità di fine servizio maturata, entro un massimo di 45mila euro».

L’Inps in tal caso, a fronte della presentazione della domanda online di anticipazione da parte dell’iscritto, ha 90 giorni di tempo per rilasciare la certificazione, e 30 giorni, dalla data di notifica del contratto da parte della Banca, per produrre la presa d’atto, decorsi i quali la richiesta di anticipazione deve essere ripresentata. Il finanziamento dell’anticipazione autorizzata viene garantito dallo Stato tramite un apposito fondo di garanzia gestito dall’ente di previdenza.

 


Il Sole 24 Ore
27 agosto 2022

 

Mutuo immobiliare: ecco cosa dovreste sapere prima di accenderlo

Il mutuo immobiliare

Sei alle prime armi per quanto riguarda l’ambito mutualistico, magari stai valutando l’acquisto della tua prima casa e vuoi capire meglio tutte le possibili soluzioni.

Lo comprendiamo, e ti invitiamo a farlo a tutti i costi. Accompagnarti verso la scelta più adeguata per i tuoi progetti è una nostra prerogativa.

Molti clienti che si rivolgono a noi riescono ad acquisire notevoli informazioni che possono cambiare totalmente l’esperienza. Noi abbiamo raccolto qui sotto alcune delle più frequenti domande che i nostri clienti ci pongono in fase di acquisto.

Il mutuo immobiliare a volte rappresenta la scelta chiave per chi sta cercando casa e per questo troverai sempre argomenti nuovi ed interessanti che possono aiutarti a richiedere informazioni.

I valutatori online sono affidabili?

I valutatori online per i mutui, propongono delle soluzioni molto generiche che non forniscono al cliente la vera panoramica delle opportunità disponibili. Infatti serve a generare una mera idea del progetto da sviluppare. Anche noi ne abbiamo messo uno al piede della pagina dedicata al servizio, ma riteniamo che il cliente debba ricevere un servizio professionale e su misura. L’obiettivo dei nostri mediatori credizi – infatti – è proprio quello di trovare l’opportunità di mutuo più adatta da cucire su misura intorno all’esigenza del cliente, su un progetto a lungo termine che possano strizzare l’occhio ad un risparmio nel futuro.

Qual è il momento all’interno della trattativa per richiedere il mutuo?

Il mutuo va richiesto quando si è sicuri di aver trovato l’immobile definitivo. Questo consente ai consulenti finanziari di iniziare a tessere le fila giuste e su misura. Come prima prassi si analizzano le possibilità finanziarie e di credito del soggetto richiedente.

Quali documenti servono per accendere un mutuo?

Per accendere un mutuo immobiliare serve reperire alcuni documenti fondamentali per l’accensione delle pratiche. Parliamo dei documenti del/dei richiedente e dei garanti. Ed inoltre tutta la loro situazione reddituale, anagrafica e finanziaria.

Molto semplicemente parliamo di documenti come la carta d’identità e codice fiscale per i documenti anagrafici. Per valutare la posizione del reddito del richiedente è necessario avere le ultime due buste paga (per lavoratori dipendenti) o cedolino della pensione (per pensionati), l’ultimo modello CUD o 730, ultimi due modelli unici (per lavoratori autonomi) e modello F24.

I documenti di riferimento per il nuovo immobile, sarà necessario reperire la proposta d’acquisto o il preliminare, l’atto di provenienza (rogito venditore), la planimetria catastale e la concessione edilizia (solo per immobili di nuova costruzione).